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lunedì 15 gennaio 2018

Tra Civita Castellana e Fabbrica di Roma è possibile vistare la bellissima città di Falerii Nova.
Le rovine si estendono per circa 5,5 km, qui è possibile vedere una strada che univa Civita Castellana a Fabbrica di Roma, mentre purtroppo le rovine ci permettono di avere solo una idea del precedente abitato.
Il muraglione, a protezione della città, è la parte che è ancora ben visibile, come l'antica abbazia ducentesca di S. Maria di Falerii e l'annesso convento. Anche se oggi Falerii è una città abbandonata, ha avuto nel suo periodo di vita vari insediamenti.
Le rovine di Falerii Novi, di notevole rilevanza storico architettonica, sono racchiusi da una cinta di mura, perlopiù di forma trapezoidale, quasi perfettamente conservata. Le mura, costruite con giganteschi blocchi quadrati di tufo rosso, si estendono per 2108 metri di lunghezza, sono alte circa 17 metri e racchiudono 27 ettari di terreno per la gran parte coltivati. Le mura erano interrotte da circa 80 torri quadrate (oggi ne rimangono la metà) distanziate una dall’altra di circa 30 metri. La maggiore concentrazione di torri si trovava nei punti in cui le difese naturali risultavano meno efficaci rendendo meno vulnerabili le mura. Nelle stesse mura si aprivano sette porte (secondo alcuni nove) affiancate da grandi torri poste ai labbazia di falerii noviati. 
Le principali porte erano quattro situate dove passavano due importanti vie di comunicazione della regione falisca e che all’interno dell’area urbana costituivano gli assi del cardo (Via Amerina) e del decumano (Via Cimina). Tra le porte meglio conservate possiamo osservare la Porta di Giove e la Porta di Bove. La caratteristica della Porta di Giove è quella di essere il primo esempio di architettura etrusca nel territorio falisco (arco etrusco) e si può riconoscere una testa del Dio Giove nella chiave di volta dell’arco (copia dell’originale conservata nel Forte Sangallo a Civita Castellana). La Porta di Bove, posta nell’angolo meridionale del perimetro, è caratterizzata dal fatto di avere il concio superiore sagomato a forma di testa di bue. Gli ultimi scavi compiuti hanno portato alla luce diverse abitazioni, il teatro e le vie urbane tra cui un tratto della Via Cimina. Il monumento più visibile, all’interno delle antiche mura, è la chiesa in stile romanico di Santa Maria di Falerii risalente alla prima metà del XII secolo e l’adiacente abbazia. La chiesa, abbandonata nel 1798 dopo i gravi danni subiti durante le efferate battaglie tra i francesi e l’esercito borbonico è stata recentemente ristrutturata e portata a nuova luce. La facciata, con un grande rosone nella parte superiore, offre un bel esempio di portale cosmatesco e un elegante interno composto da tre navate ognuna divisa da colonne in stile dorico. Le colonne prelevate dai monumenti dei dintorni sono sormontate da capitelli corinzi di notevole pregio. 
L’abbazia, abbandonata da più di sei secoli (l’ultima notizia che ci svela la presenza di monaci risale al 1373) prima di essere adibita a fattoria, versava in condizioni fatiscenti ma all’epoca dell’insediamento dei monaci cistercensi erano presenti, oltre a due cortili, la sala capitolare, la cucina con il refettorio, i granai e le officine e, nella parte superiore, i dormitori
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lunedì 8 gennaio 2018

In questo nuovo video vi portiamo la città di Civita di Bagnoreggio, uno splendido borgo mediovale che mantiene intatto il suo essere, purtroppo la grande erosione della porzione di roccia su cui poggia la città, fa si che si vengano a creare crolli e, prima o poi, Civita scomparirà. Attualmente la popolazione è composta da solo 18 abitanti, per aumentare in periodi di sagre feste o eventi come quello del Natale con il presepe vivente.

Il Borgo di Civita è situato su una collina, accessibile soltanto a pieditramite un lungo ponte in pietra  molto ripido, che lo unisce a Bagnoregio (nome che deriva da Balneum Regis, per via di acque termali presenti in loco), il paese dove la maggior parte degli abitanti si è trasferita per motivi di sicurezza. 
Nel video vi portiamo alla vista di tanti punti interessanti, come sempre per chi è interessato vi consiglio di andarci personalmente per verificare di persona la bellezza del post.
Nel video vedrete anche la presenza di un tunnel.
Lo chiamano “il bucaione”. Per raggiungerlo occorre attraversare il paese e scendere verso la Valle. Questo tunnel fu realizzato il secolo scorso allargando un acquedotto romano, tutto questo per consentire il passeggio dei carri. A nord del tunnel sono visibili i resti di un antica tomba.
Durante la seconda guerra mondiale servì anche come riparo e nascondiglio. Tante storie hanno segnato questo luogo che apre verso la Valle, dove sono visibili tracce di orti e coltivazioni oggi in gran parte abbandonate. A Bagnoregio si coltivavano le arance, grazie ai particolari microclimi generati e lo zafferano.

domenica 31 dicembre 2017

Nuovo video nella Città Fantasma di Monterano

Monterano (anche conosciuta come Antica Monterano o Monterano Vecchia; in latino quasi certamente Manturianum poi corrotto in Manturanum) è una città fantasma in Italia, situata nella provincia di Roma, nel territorio di Canale Monterano. Arroccata sulla spianata sommitale di un'altura tufacea, è attualmente inclusa nella Riserva naturale regionale Monterano. Le rovine dell'antico borgo, per la loro bellezza e la relativa vicinanza a Roma, sono state utilizzate come set per numerosi film sia italiani che stranieri.
Risultati immagini per antica monterano mappa 
La rocca tufacea su cui sorge Monterano fu sede di un villaggio dell'età del bronzo, di cui sono noti materiali archeologici riferibili alla fase del Bronzo finale (sec. XI a.C.). Dal VII secolo a.C. la presenza di un centro etrusco è attestata in primo luogo dal ritrovamento di numerose tombe che occupano i poggi circostanti: Casale Palombara, I Grottini, Franco, Gatta Pelosa (Le Pestarole, con resti di tombe a pozzetto), largo della Bandita (con la grotta di Tabacco e il Grottino, tombe a camera del VI sec. a.C.) e Ara del Tufo. Considerata la vicinanza spaziale, l'abitato di Monterano rientrava probabilmente nell'area di influenza politica della città di Cerveteri.
Il territorio cominciò ad entrare sotto il controllo di Roma negli anni successivi alla conquista di Veio (396 a.C.) e al sacco gallico (390 a.C.): nel 383 a.C. la vicina Sutri cadeva definitivamente in mano ai Romani ma un'occupazione dei centri minori come Monterano non si ebbe fino agli anni centrali del IV sec., quando si mise fine all'antica amicizia tra Roma e Cerveteri. Nella seconda metà del III sec. il controllo romano sul territorio fu rafforzato dalla realizzazione della via Clodia da Roma a Saturnia, che transitava circa 3 km ad Est di Monterano, nel luogo in cui sorse il municipio di Forum Clodii, che dovette svolgere un ruolo di centro aggregante per la popolazione dell'area a danno degli abitati limitrofi tra cui Monterano. Tracce di un mausoleo romano a valle dell'abitato e le sepolture ad arcosolio scavate nella parete tufacea testimoniano che Monterano sopravvisse come piccolo borgo per tutta l'età romana. Numerose erano le ville diffuse nelle campagne circostanti. 
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, e la crisi economica, politica e demografica che ne seguì, Forum Clodii, che era divenuta almeno dal 313 sede vescovile, fu gradualmente abbandonata dalla popolazione in favore di siti meglio difesi, tra cui la vicina Manturanum. Tra il VI e la prima metà del VII sec. d.C. la sede vescovile fu trasferita proprio a Monterano: la diocesi comprendente le terre tra il Lago di Bracciano e i monti della Tolfa mutò così il nome da diocesi di Forum Clodii in diocesi di Monterano. Il primo vescovo di cui si ha memoria è Reparato, menzionato nel 649. Dal 590 circa Monterano fu incluso nel Ducato romano sotto amministrazione dell'Impero bizantino. Negli anni intorno al 730 Monterano fu al centro di un goffo tentativo di usurpazione del trono imperiale da parte di un tal Tiberio Petasio, che nel castello del borgo fu ucciso con i suoi sodali dai soldati guidati dall'esarca di Ravenna. Dal 752 Monterano entrò nel Patrimonio di S. Pietro, primo nucleo dello Stato Pontificio. La diocesi è documentata fino al X secolo ed in seguito fu annessa a quella di Sutri. Nell'XI secolo il feudo divenne proprietà dell'abbazia di San Paolo in Roma, che dotò il borgo di una torre quadrangolare le cui strutture furono poi inglobate nel palazzo ducale. L'abitato divenne feudo degli Anguillara nel XIV secolo, quindi ducato in mano a famiglie vicine al Papato che si succedettero nel tempo, tra cui i Colonna (dal 1424). Sisto IV la dette con titolo di contea a Mario Mellini da cui la riacquistò per concederla al proprio nipote Bartolomeo Giuppo o Giubba naturalizzato Della Rovere il quale il 3 luglio 1487 rivendette Monterano (assieme a Cerveteri) a Franceschetto Cybo.  
Nel settembre del 1492 Gentile Virginio Orsini, già proprietario del Castello di Bracciano, acquistò da Franceschetto Cybo il Castello di Monterano (assieme ad altri vicini tra cui la rocca di Anguillara) e i suoi terreni e l'anno successivo li concesse al figlio Carlo Orsini. Al tempo degli Orsini Monterano era particolarmente rinomata per la peculiare produzione vinicola:

« VINO DI MONTERANO Si porta all'alma Roma per terra da un castello così chiamato, distante da Roma una grande e grossa giornata. Questo è un castello antico di casa Orsina et vi è una grandissima selva domandata La Mantiana. Questo vino è tanto buono, che a volere narrare la sua propria bontà et scrivere assai, sarei troppo lungo et non potrei tanto scriverne et laudarlo, quanto più merita essere laudato. Tale vino credo certo, secondo il mio giudizio et la mia esperienza, non habbi pari bevanda in tutta Italia. [...] Di tali vini molti Prelati voriiano bere, ma per essere il luogo picciolo, vi si fa poco vino, onde bisogna che habbino pazienza. »
(Sante Lancerio, Lettera al Cardinale G.A. Sforza (1549))
Nell'ottobre del 1671 il feudo entrò nelle proprietà della famiglia Altieri grazie all'acquisto da parte di papa Clemente X (al secolo Emilio Altieri): non avendo gli Altieri alcun erede diretto di sesso maschile, ad eccezione del papa, fu da questo stabilito che gli esponenti della famiglia dei Paluzzi Albertoni, più volte nel passato imparentatisi con gli Altieri, acquisissero il cognome della sua famiglia, assieme allo stemma e ai titoli nobiliari. Gaspare Paluzzi Albertoni, divenuto ora Gaspare Altieri, fu quindi insignito, tra gli altri, del titolo di Duca di Monterano. Dopo aver acquisito il possesso del feudo gli Altieri intrapresero lavori volti al suo abbellimento e al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti: gli anni immediatamente successivi al 1671 videro la realizzazione del maestoso acquedotto a due ordini di arcate nel tratto terminale e l'edificazione della chiesa di San Bonaventura, con annesso convento, sorta sulla parte inferiore del pianoro sommitale su cui insisteva il piccolo borgo. A Gaspare Altieri seguì nel 1720 il figlio Emilio e alla morte di questi, nel 1721, suo fratello Girolamo Antonio Altieri fino al 1762, quando il titolo passò al primogenito Emilio Carlo Altieri.
Durante il XVIII sec. gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, sfruttato principalmente per l'estrazione dello zolfo dalle sottostanti miniere, favorendo un graduale spopolamento del borgo, forse flagellato anche dalla malaria. Nel febbraio del 1798 le truppe francesi entrarono a Roma mettendo provvisoriamente fine al potere temporale del papa e instaurando la Repubblica romana, che mantennero in piedi mediante l'occupazione militare del territorio fino al settembre del 1799. Come si legge da più parti, la lite tra gli abitanti di Monterano e quelli di Tolfa circa un carico di grano fu usata a pretesto dalle truppe francesi per attaccare e saccheggiare il paese; in realtà, come è stato pure notato, il saccheggio e l'incendio di Monterano si pongono in un più ampio quadro di sollevazioni popolari delle comunità rurali ostili al nuovo ordine instaurato dalle milizie rivoluzionarie francesi, che portò anche all'incendio e al saccheggio della stessa Tolfa e di Allumiere nel marzo del 1799. Gli abitanti rimasti furono quindi spinti ad abbandonare il sito già in parziale rovina e a rifugiarsi nei centri vicini ed in particolare nell'adiacente sito di Canale, su cui nel tempo si sviluppò l'attuale abitato di Canale Monterano.
Come detto l'importanza di Monterano nel '700 era legata allo sfruttamento delle miniere di zolfo intorno all'abitato; il cuore della produzione era presso la solfatara a S della collina, ove scorre il Fosso del Bicione, attorno al quale sono state individuate 4 gallerie estrattive (Grotta del Taglio, Grotta del Pozzo, Grottavecchia e Grotta del Fuoco). La produzione dello zolfo, utilizzato per la disinfestazione delle viti e in varie attività industriali, continuò anche dopo l'abbandono del borgo ma si arrestò poco dopo l'unità d'Italia.
Pur essendo disabitata, dal 1966 Monterano è nominalmente una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, con il doppio titolo di Monterano/Forum Clodii. Una campagna di restauri è stata promossa dal comune di Canale Monterano a partire dal 1995. 
Dal 1799 gli edifici di Monterano giacciono in uno stato di rovina che conferisce al luogo un grande fascino.

  • L'acquedotto, recentemente restaurato dalla Provincia di Roma, attraversava le colline ad Est del borgo con un canale sotterraneo che emergeva in superficie nel tratto finale, valicando la valletta ai piedi del palazzo ducale con un'imponente struttura a doppie arcate ancora in ottimo stato di conservazione.
  • Il circuito murario. Ad est era la porta Romana, oggi poco visibile, che costituiva la via più rapida per entrare nell'abitato per chi proveniva dalla via Clodia e dunque da Roma; era protetta dalla mole del castello. A sud si apre la porta Gradella o Cretella ancora in buono stato di conservazione; da essa prende il via una strada pedonale lastricata con basoli romani probabilmente di spoglio utilizzata come via di comunicazione verso il fosso del Bicione e le miniere di zolfo. La porta di San Bonaventura ad ovest metteva in comunicazione l'abitato con il convento omonimo sito sul pianoro, subito all'esterno delle mura, ed era usata come porta principale del borgo, raggiungibile dalle due strade che cingevano a ferro di cavallo la rocca.
  • La cattedrale di Santa Maria Assunta, sembra fondata nel XII sec. in sostituzione della più antica omonima cattedrale, posta nel sito poi occupato dal castello. Sopravvive il grande campanile.
  • Il palazzo ducale o castello Orsini-Altieri è l'edificio più imponente del borgo, eretto in posizione dominante nella parte settentrionale dell'abitato. Nel sito del palazzo le recenti indagini ed analisi architettoniche hanno supposto la presenza dell'originaria Cattedrale di Santa Maria Assunta (un'aula di 18x12 m) con murature e arredi risalenti all'età carolingia. Nel XII sec. fu realizzata un'alta torre in muratura a pianta quadrangolare con funzione difensiva. Nel XIII sec. a questa struttura si saldò un recinto, probabilmente la prima rocca del sito. Alla fine del Quattrocento la cortina muraria fu rifatta e furono aggiunte delle belle torri cilindriche, che si devono presumibilmente alle ristrutturazioni avviate dalla famiglia Orsini (notevole la somiglianza con quelle nel castello di Bracciano, degli stessi proprietari). Nel 1672 furono avviati i lavori per la trasformazione del castello rinascimentale in una dimora signorile, affidati inizialmente a Carlo Fontana. Nel 1679, per volere del principe Altieri, Gian Lorenzo Bernini riprogettò la Fortezza Monteranese trasformandola in un palazzo ducale, decorando la parete esterna su Piazza Lunga con una fontana sulla quale domina la statua di un leone che con le zampe percuote la roccia facendo zampillare l'acqua, da cui il nome di Fontana del Leone. Bernini modificò anche la facciata principale del palazzo raccordando con un loggiato a sei arcate (imitante una rovina medievale) le due torri preesistenti, quadrata e medievale quella di sinistra (il mastio del castello, del XII sec.), circolare e quattrocentesca quella di destra (probabilmente pertinente alla ristrutturazione avviata dagli Orsini). Una rappresentazione del palazzo è in un dipinto del 1781 di G. Barbieri nel palazzo Altieri di Oriolo.
  • La chiesa di San Rocco, affacciata su piazza Lunga e adiacente al palazzo ducale, risale verosimilmente al XV sec. L'interno a navata unica conserva l'abside con l'altare. Ai fianchi della navata si aprono due piccole cappelle.

  • La chiesa di San Bonaventura con l'annesso convento furono costruiti tra il 1677 ed il 1679 su impulso della famiglia Altieri e affidati inizialmente agli Agostiniani Scalzi, poi a preti secolari e dal 1719 agli eremiti servi di Maria di Monte Senario. L'elegante architettura fu progettata da Gian Lorenzo Bernini e innalzata al di fuori del borgo, in asse con la porta di San Bonaventura. La chiesa è a navata unica con due cappelle laterali, con cupola estradossata (non conservata) munita di lanterna. La facciata era inquadrata da due campanili. Alle spalle si apriva un grande chiostro a tre lati su cui affacciavano le celle del convento, opera di Mattia de Rossi su progetto del Bernini. Nello spazio antistante la facciata il piazzale è abbellito da una fontana ottagonale. Una rappresentazione della chiesa è in un dipinto del 1781 di G. Barbieri nel palazzo Altieri di Oriolo Romano.

  • Il cavone è una tagliata viaria etrusca scavata a mezzacosta lungo le pendici meridionali della collina, attualmente non percorribile a causa della caduta di massi dall'alto; la larghezza ridotta permetteva il solo transito di pedoni. Il sentiero che la attraversa proviene dalla Porta Gradella e scende fino alla valle sottostante solcata dal Fosso del Bicione.


domenica 24 dicembre 2017

Ed eccoci con un nuovo video sul canale. Oggi Antony ci parlerà di Fiumicino in provincia di Roma, non quella più conosciuta dell'aereoporto internazionale ma parleremo della sua città.


Fiumicino sorge sulle rive del Tevere, il Tevere portava detriti verso il mare, permettendo la formazione di una lunga linea di terra.
Fiumicino è stata la trentasettesima zona di Roma nell'Agro romano, si trova sul litorale tirrenico a nord del delta del Tevere. Al termine della via Portuense, sorge l'abitato di Fiumicino; la parte vecchia dell'abitato si dispone lungo la via Torre Clementina secondo una sistemazione ideata da Giuseppe Valadier.

Ponte Tor Boacciana
noto anche come ponte della Scafa, è un ponte che collega via di Tor Boacciana al comune di Fiumicino, a Roma, nel quartiere Lido di Ostia Ponente e nella zona Ostia Antica.
Costruito nel 1950, ponte Tor Boacciana fu inaugurato il 2 dicembre dello stesso anno. Il ponte, che collega i territori comunali di Roma e Fiumicino (ex XIV Circoscrizione) prende nome dalla torre Boacciana, sita nelle vicinanze; è detto anche della Scafa perché anticamente l'unico collegamento con la vicina Isola Sacra era uno zatterone soprannominato Scafa, che, tramite una grossa fune, fungeva da traghetto; il suo traghettatore, celebre nella zona, era detto er Volante. Il toponimo, successivamente, si estese al ponte e a tutta la località.
È il ponte più vicino alla foce del fiume Tevere, nel mar Tirreno; negli ultimi anni è stata prevista la realizzazione di un nuovo ponte della Scafa, posto a circa 80 metri di distanza dall'attuale e lungo circa 285 metri.
Il sito fa parte dell'area archeologica di Ostia Antica, e nel corso dei lavori di realizzazione del nuovo ponte sono affiorati nel marzo 2011, imprigionati nell'argilla a circa 4 metri sotto l'attuale piano di campagna, i resti di una nave romana di epoca imperiale, che costituisce, tra l'altro, una ulteriore testimonianza dell'avanzamento della linea di costa di quella parte del litorale nei secoli.
Nella cultura popolare il ponte della scafa viene ricordato per i due tuffi spettacolari fatti dagli attori stuntmen tra cui Massimo Vanni nel film Squadra antitruffa.

Fontana delle Cinque Lune
In via del Serbatoio si trova la fontana delle Cinque Lune, in passato collocata a Roma, fuori piazza Navona, in via delle Cinque Lune. Venne smontata per l'apertura di Corso del Rinascimento. Essa è una fontanella rionale creata dall'architetto Salvatore Amato nel 1929.

Link utili.
 



 





martedì 19 dicembre 2017

Hike Tales al borgo Mediovale di Ostia


Il secondo video del nostro viaggiare. Oggi vi porteremo nel Borgo Medievale di Ostia



IL BORGO
L’antico borgo fu fondato nell’830 da Gregorio IV, il quale fece costruire attorno alle abitazioni una cinta muraria e un fossato per difendere gli abitanti dalle incursioni saracene. Il borgo, nato per dare rifugio agli operai delle saline lungo la via Ostiense, prese dunque il nome di Gregoriopoli proprio dal fondatore che promosse le fortificazioni.
Nel XV secolo, queste fortificazioni furono ulteriormente ampliate da Martino V tramite la costruzione di un grande torrione, oggi inglobato nel castello, e la realizzazione di un fossato nel quale veniva fatta scorrere l’acqua del Tevere, e per alcuni secoli costituirono il primo avamposto per la difesa di Roma contro le incursioni saracene.
Nel 1483 la rocca fu completamente ristrutturata ad opera di Giuliano della Rovere, vescovo di Ostia, il quale fece ampliare il fossato attorno al torrione e costruire il rivelino, un edificio difensivo posto a protezione ulteriore della porta di accesso. Con il suo imponente mastio di 24 metri posto al centro del bastione poligonale, l’edificio poteva dirsi sicuro e protetto dalle incursioni.
Nel 1587 una piena straordinaria deviò il corso del Tevere, lasciando a secco anche il fossato attorno alla cinta. Il castello cadde allora in rovina e venne utilizzato come stalla e deposito dai pochi contadini e pastori della zona.
Il borgo e il castello furono restaurati lungo tutto il ‘900 e oggi costituiscono, assieme ai limitrofi scavi, un’interessantissima zona da visitare

IL CASTELLO
L’area dove sorge il Borgo e il castello di Ostia Antica era occupata in epoca imperiale da necropoli; nel luogo della tomba della martire S. Aurea sorse nel V secolo una basilica che, restaurata nei secoli successivi, divenne nel IX secolo il centro attorno al quale si sviluppò il borgo, fatto costruire da papa Gregorio IV (827-844) per proteggere gli abitanti della zona dalle incursioni saracene, e da lui chiamato Gregoriopoli. L’insediamento era difeso da una cinta di mura e da un fossato, e divenne un importante centro di controllo delle vicine saline e dei traffici commerciali sul Tevere, che scorreva tangente all’abitato fino al 1557. Proprio per poter meglio controllare i traffici doganali del Tevere, che erano monopolio della Curia, nel XV secolo papa Martino V (1417-1431) fece costruire una torre circolare circondata da un fossato. Un ulteriore sviluppo del Borgo si deve al cardinale Guglielmo d’Estouteville, vescovo di Ostia tra il 1461 e il 1483, il quale fece restaurare la cinta muraria e migliorò le condizioni degli abitanti, minacciati continuamente dalla malaria, con la realizzazione di tre file di case a schiera, tuttora presenti all’interno del borghetto. Negli anni successivi, tra il 1483 e il 1487, il cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II, intraprende a proprie spese la costruzione del castello, su progetto di Baccio Pontelli (come indica l’iscrizione sul portale di accesso al cortile). Il complesso, di pianta triangolare, è costituito da tre torrioni, il principale dei quali (mastio) ingloba la precedente torre di Martino V, raccordati da casematte (camere da sparo) e da un ponte levatoio che da su un ampio fossato e permette l’accesso all’interno del castello. Successivamente, sotto il pontificato di Giulio II (1503-1513) vengono realizzati all’interno del castello alcuni ambienti a carattere residenziale ed uno scalone monumentale, articolato in tre rampe con volte e pareti decorate da affreschi attribuibili alla scuola di Baldassarre Peruzzi. L’inondazione del Tevere del 1557, che provoca lo spostamento del corso del fiume in questo tratto, determina la decadenza del castello; le funzioni di controllo doganale sul fiume vengono da questo momento svolte dalla vicina Tor Boacciana (presso il ponte della Scafa), risalente al XII secolo, e da Tor San Michele, realizzatada Giovanni Lippi nel 1568 su progetto di Michelangelo.

ORARIO
Aperto ogni sabato e domenica, dalle 9.30 alle 18.30 (ultimo ingresso ore 18.00).
Il pubblico, percorrendo lo scalone, potrà salire agli spalti, visitare gli appartamenti e le due sale del mastio allestite con l’esposizione di antiche ceramiche.
Durante la giornata sono poi previste quattro visite (ore 10.30; 12.00; 15.00; 16.30) che permetteranno, a gruppi di massimo 20 persone, di accedere agli ambienti insoliti come la stufa, le casematte e l’intero mastio.
INFORMAZIONI
Biglietto intero: € 3,00
Biglietto ridotto: € 1,50
Fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del MiBACT (www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/MenuPrincipale/LuoghiDellaCultura/Agevolazioni/index.html)
Apertura gratis la prima domenica del mese.
I biglietti si acquistano sul posto e per lo stesso giorno fino ad esaurimento delle disponibilità. Nella mattinata si possono acquistare gli ingressi fino al tour delle 14.00. Dalle 14.30 sarà possibile prenotare i biglietti del pomeriggio. Non è possibile acquistare biglietti per altri giorni. 

STORIA DELLA CATTEDRALE
Ostia aveva nell' antichità il privilegio di essere la seconda diocesi più importante dopo quella di Roma. 
E il vescovo di Ostia aveva la prerogativa di consacrare vescovo l'eletto pontefice di Roma, e di ungere l'imperatore. Verso la fine del 1500 per decisione del papa Sisto V Ostia è la sede assegnata al cardinale Decano del Sacro Collegio. Dodici vescovi di Ostia sono stati eletti papi.
La chiesa di S. Aurea fu ultimata nel 1483. L'aveva voluta il cardinale francese d'Estouteville che, morendo, lasciò l'incarico di completarla al cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II.
L'architetto fu il fiorentino Baccio Pontelli, che progettò anche il castello di Giulio II.

SANT'AUREA
Chi era Aurea, (in greco 'Chryse)?
Nacque agli inizi del terzo secolo da una famiglia nobile. Abbracciò la fede cristiana. e fu esiliata ad Ostia, imprigionata,e poi martirizzata, incatenata e annegata in mare. A Ostia furono martirizzati anche il vescovo Ciriaco e altri cristiani. Il corpo di Aurea, recuperato, fu sepolto in.un terreno di proprietà della Santa che divenne poi un cimitero cristiano. Dopo molti secoli, nel 1981 fu ritrovato ad Ostia un cuscino di, marmo con l'incisione 'Chryse hic dormit'. C'è anche una colonnina del V secolo, con la scritta in latino, dove si parla di Santa Aur.Nello stesso luogo dove sorge la chiesa di Sant'Aurea fu sepolta Santa Monica, che era nel 387 ad Ostia insieme a Sant'Agostino, suo figlio. Morì e fu inumata quasi certamente nello stesso luogo dove era stata sepolta Aurea. Nella chiesa c'è la lapide della defunta Monica. Insomma una basilica paleocristiana esisteva già e non si sa con certezza se si tratti della stessa su cui venne poi edificata la attuale chiesa di S. Aurea.
Aurea divenne la patrona dei marinai di Ostia, colei che "porta sulle onde le navi con il vento"
L'edificio primitivo, era di dimensioni maggiori e con orientamento opposto, l'ingresso era dal lato dell' abside.
Più tardi fu creata la piazza della Rocca e la chiesa cambiò fronte.

IL SOFFITTO
La chiesa è alta alla sommità dodici metri. Illuminata da bifore quattrocentesche e da un rosone. All'interno, la navata unica è coperta da capriate lignee decorate da gigli.

LA CAPPELLA
A destra c'è la cappella di S.Monica costruita nel 1627 sull'antica necropoli cristiana, dove la Santa era stata sepolta. La lapide di Monica è un reperto archeologico di grande valore. La bellissima e intensa tela della cappella, attribuita a Pietro da Cortona raffigura l'estasi di Santa Monica ad Ostia.
Nella stessa cappella ci sono una scultura di Raoul Vistoli e la copia del cuscino funerario di S. Aurea.

L'ABSIDE
L'abside è incorniciata da un arco trionfale di marmo antico. L'altare è nuovo, ma conserva due bassorilievi del 400 simili a quelli delle lesene all'esterno della chiesa. Sulla parete dell'arco trionfale si vedono brandelli di affreschi di scuola romana del 500. A destra S.Paolo, e a sinistra S.Pietro insieme ad un papa. Al centro un ovale di Andrea Sacchi, 1627, raffigurante il martirio di S.Aurea.
Accanto c'è il ceppo marmoreo di S.Aurea. Lungo le pareti ci sono le piastrelle ispirate a Luca della Robbia che raffigurano le quattordici stazioni della Via Crucis.

ORARI SS. MESSE
Domeniche e Festivi
ore 8.00 - 10.00 - 12.00 - 18.00
Nei mesi di Luglio e Agosto è sospesa la messa delle ore 12.00

Feriali
ore 8.00 - 18.00